theGINday 2018 a Milano, novità da un mondo in fermento

Ci si aspettava un calo dell’entusiasmo nei confronti del Gin al theGINday a Milano, e invece i pareri che ho raccolto raccontano qualcosa di diverso

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Una manifestazione giunta alla sesta edizione, theGINday a Milano è un’istituzione per il panorama nazionale e anche nel 2018 ha saputo accogliere produttori e visitatori al meglio. Dalla location attrezzata con maggiore eleganza, all’offerta che ha saputo evidenziare contenuti e prodotti di qualità e notevoli seminari.

Il mio attento osservare l’evoluzione del Gin Italiano negli anni, sin dalla prima edizione del theGINday nel 2013, dove i brand autoctoni si contavano sulle dita di una mano, a oggi, con la Ginclopedia da aggiornare per superare le 170 schede, mi ha fatto notare un fatto. La qualità media dei Gin presentati si è alzata notevolmente. Tanta innovazione, piccoli brand che si affacciano sul mercato internazionale con prodotti interessanti e presentabili, attenzione per le cose giuste.

Con i numeri delle presenze al theGINday non ancora divulgati, da questo punto di vista, si registra già a occhio un successo. Tanti gli appassionati e tanti gli operatori, i proprietari di locali a caccia di novità da presentare ai propri clienti. A tutti quelli con cui ho avuto modo di scambiare qualche parola ho chiesto un feedback e tutti hanno commentato positivamente l’evento. L’atmosfera era quella giusta per permettere di approfondire i Gin presenti. Diciamolo chiaramente: al theGINday non si vede mai nessuno sopra le righe, mai nessuno troppo ubriaco, nessun elemento di disturbo.

Parlando di Gin e iniziando da quello italiano

Bello vedere raccolte tutte le distillerie nate per produrre Gin negli ultimi anni. Abbiamo raggiunto il ragguardevole numero di tre imprese a base di Ginepro. L’apripista Peter in Florence con la sua classe e qualità, ha marcato una linea netta, ben seguita dal Gin 4312 da Gubbio, che ha riscosso pareri entusiastici e unanimi. Questo nuovo progetto Umbro è da seguire con attenzione, ci regalerà tanta soddisfazione. Bellissimo l’alambicco di Cillario e Marazzi: la sua presenza è stata fondamentale per raccontare la cura e l’amore che mettono nei loro Gin sartoriali prodotti principalmente per quei locali che vogliono offrire un Gin esclusivo ai loro clienti.

Tantissimi i Gin italiani presenti, impossibile citarli con completezza, troverete tutte le nuove schede sulla Ginclopedia nei prossimi giorni. Il movimento del Gin è in fermento anche in Italia, si cercano nuove strade e si introducono delle innovazioni: Ginepraio ci regala il primo Gin affinato sei mesi in anfora al mondo. Un procedimento comune nel mondo del vino, che al Gin dona una morbidezza accentuata, senza intaccarne il sapore, giustissima l’idea di proporre una versione ad alta gradazione. Il Rasberry Gin di MacGuffin segue la scia internazionale dei Gin fruttati e dei “Pink Gin” ma con una interpretazione notevole. Distillare i lamponi senza aggiungerli solo in seguito, fa si che il sapore sia delicatamente fruttato, per un Gin moderno ma senza essere modaiolo e di breve durata e colorato, vivaddio.

Le novità internazionali, sinceramente erano poche, totalmente assenti i Gin irlandesi ed è un gran peccato: ho trovato interessanti il Red Door Gin di Benromach. Dalla Scozia, un distillato caratteristico, ben prodotto e da approfondire. Mi è piaciuto anche il Barentz con alcol a base di segale grano, e con una forte nota floreale donata dal Gelsomino. Di notevole qualità e personalità, ma con una chiara impronta di Ginepro. Poi c’era  Fifty Pounds “Cask at the Back”: invecchiato ben sette anni in botte che conteneva sherry, è un vero precursore di un trend che verrà. Si perde tanto il Ginepro, e si aggiungono altre note. Si sospende il giudizio a riguardo, c’è ancora da capire l’evoluzione di questi prodotti sempre che si avvicinano ad altre categorie merceologiche.

L’assenza del Tanqueray al theGINday mi ha deluso se non persino offeso, da fan di lunga data: con tutte le nuove ricette finalmente presentate nel 2018 la Diageo ha ritenuto di non venire alla manifestazione più grande in Italia? Ero curioso di chiedere in giro cosa si pensasse del nuovo Lovage, del Flor de Sevilla e del redidivo Malacca, ma grazie alla notevole lungimiranza del brand da queste parti non abbiamo avuto il piacere di degustare queste chicche. Ce ne faremo una ragione.

Tanti anche gli eventi collaterali organizzati a Milano in occasione del theGINday, più passano gli anni e più queste serate si moltiplicano, chiaro segno della vivacità del movimento. Mancano ancora i tipici braccialetti-invito da collezionare e da questuare, ma ci si arriverà.

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Ho avuto il piacere di visitare il theGINday con Jacopo Saporito, super appassionato di Gin, anima del profilo Instagram di Gin Tonic Italy, una delle realtà più attive in Italia, sempre a caccia di novità. Anche lui concorda sulla bontà dell’evento. Bello confrontarsi dal vivo, scambiare opinioni e visioni.

E per finire i doverosi ringraziamenti…

  • Mi meraviglia ogni singola volta quando qualcuno dice di seguirmi, di apprezzare le mie parole, la mia gratitudine nei Vostri confronti è infinita. Nel 2013 ho iniziato Gin Italy perché mancava una voce italiana sul Gin, e oggi che ci si affanna per cercare visibilità su questo argomento, potrei aver anche esaurito il mio scopo. Se non smetto di pungolare, di studiare, di cercare spunti nuovi e di proporre argomenti che penso possano supportare una crescita collettiva, è perché il Vostro sostegno è tangibile.
  • Grazie agli operatori che mi accolgono con calore, quelli che negli anni sono diventati già da soli il motivo per andare a Milano.
  • A tutti i produttori per l’entusiasmo con cui raccontano i loro Gin.
  • Grazie a chi investe.
  • Grazie a chi organizza: già solo perché ogni volta ci regala Sir Desmond Payne, pilastro di quest’industria e campione mondiale di Gin-cordialità. Quest’anno persino accompagnato dal suo successore come Master Distiller di Plymouth Gin, Mr. Sean Harrison.

 

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