Philip Duff, Education Director del Tales of the Cocktails a New Orleans, tra le altre cose, ha lanciato da un pò il suo brand di Genever, Old Duff.

Ormai da anni, quando partecipo a manifestazioni internazionali, ho l’abitudine di provare a fissare interviste con i più importanti personaggi che saranno presenti, mai nessuno mi ha negato l’onore, dall’immenso Gaz Regan, fino a Philip Duff, con cui ho avuto la fortuna di pranzare per poter approfondire alcuni aspetti che ne fanno un personaggio di sicuro interesse.

Il suo Old Duff Genever è un distillato di nicchia prodotto con la massima cura possibile, frutto di anni di studi, per riprodurre, in chiave moderna, un genever ortodosso e canonico, duttile da usare in miscelazione ma da gustare anche secco.

Per chi ha poca familiarità con il Genever, esso è considerato come un antenato del Gin, per via dell’uso delle coccole di Ginepro nella produzione, anche se aromaticamente i due distillati sono estremamente diversi. La base di partenza del Genever è il “maltwine”, (moutwijin” in olandese), un “vino” ottenuto dalla fermentazione del malto (che altro non è una mistura di cereali atti alla fermentazione, solitamente segale, granturco, grano e orzo). Questa base è arricchita da altri ingredienti, tra cui appunto il Ginepro, Angelica, Zenzero, Iris, Coriandolo, Liquirizia e Luppolo.

La percentuale di Moutwijin presente nel Genever ne determina la qualità e la definizione merceologica: c’è l’Old Style Genever (Oude) o quello Young Style (Jonge), con rispettivamente un minimo del 15% per l’oude e un massimo del 15% per un Genever Jonge.

Poi c’è l’Old Duff Genever, con un ottimo 53% di maltwine: dallo spiccato profumo e gusto maltoso che siamo abituati a trovare solitamente nei whiskey, con in più la complessità donata dai vari botanici della ricetta.

E poi ancora c’è il prezioso Old Duff Genever Single Malt, con un bel 100% di Maltwine, uno dei più rari della sua categoria, realizzato per riprodurre fedelmente il distillato in voga nella Golden Age dei Cocktails negli Stati Uniti: perfetto in miscelazione per un Martinez, oppure da bere liscio. Per gli appassionati di whiskey, è di sicuro da provare, gradirei la vostra opinione a riguardo.

La chiacchierata con Philip Duff, ha riguardato i vari aspetti produttivi e la sua visione sul mondo del Gin in generale: consolidato ormai il trend dei Gin affinati in legno, sempre più normale negli USA, diventa sempre più difficile immaginare il futuro di questa industria. Da una parte, prevede Duff, una sempre più marcata differenziazione tra i prodotti di linea e la fascia premium, con quest’ultima a trainare il mercato. Lo spazio per quei prodotti da un alto posizionamento e con un ottimo rapporto qualità prezzo ci sarà sempre, basta solo lavorare per bene, dalle basi.

Il panorama è movimentato, pochi i punti fermi, e difficile capire per l’appunto come scegliere il prodotto migliore: la scelta deve essere dettata dai bartender, loro il compito di informarsi sempre meglio, per indirizzare il consumatore finale, che attualmente sarebbe impossibilitato a conoscere tutti i brand e tutti i trand attuali, per capire cosa scegliere e cosa evitare.

L’esperienza di Philip Duff, nato in Irlanda, passato per i Paesi Bassi, per poi approdare negli USA dove è un professionista acclamato, può servire d’esempio per i bartender illuminati: con tanto lavoro, con la semina di contatti giusti, coltivando le relazioni proficue, è possibile raggiungere risultati ragguardevoli, non solo dietro il bancone.

Durante l’intervista, sono arrivate due ottime notizie al Signor Duff: la chiusura del contratto per la distribuzione nel Regno Unito e l’inserimento del Old Duff Genever Single Malt, tra i 10 prodotti dell’anno allo Tales of the Cocktail Spirited Awards. Come sempre Gin Italy porta fortuna. I suoi Genever non sono ancora distribuiti dalle nostre parti, chi di dovere corra a chiudere il contratto, di sicuro c’è la possibilità di prendere un prodotto top davvero.