Ho avuto modo di partecipare a un interessante convegno sul giaggiolo, uno degli ingredienti fondamentali per la produzione del Gin, un altro di quelli storicamente provenienti dall’Italia.
Il giaggiolo è di casa a San Polo in Chianti, qui è festeggiato ogni anno a maggio, con una serie di attività, tra queste una serie di convegni annuali, ospitati nel frantoio Pruneti, illuminato produttore di questo fiore, dai cui rizomi si ricava una delle materie prime più interessanti che si possano coltivare. Il tema era “Insoliti prodotti Industriali derivati dal rizoma del giaggiolo”, illustrato dal preparatissimo storico Andrea Bettarini.
Dopo la presentazione del padrone di casa, nonché assessore allo sviluppo, Gionny Pruneti e il saluto del Sindaco, l’approfondimento del Signor Bettarini ha illustrato gli usi diversi, nella storia, del giaggiolo: da spaventoso strumento medico, in forma di sfere da inserire direttamente nella carne viva per permettere una giusta guarigione delle ferite, a materia prima alla base di profumatissimi monili molto apprezzati in oriente, ma di fattura francese. Una caratteristica particolare, è che l’uso dei derivati di questa pianta, è più apprezzato all’estero che in Italia, come ben sappiamo noi appassionati di Gin, che siamo soliti trovare l’Iris italiano in svariate ricette di Gin mondiali.
Nell’intervento che l’assessore mi ha invitato a fare, ho rimarcato l’importanza del giaggiolo nell’industria del Gin, una vera eccellenza italiana, da tutelare e valorizzare, che per le sue proprietà chimiche, riesce ad incidere molto nelle ricette. Il giaggiolo infatti è un eccellente fissante, che riesce ad aggregare i vari sapori, veicolando in distillazione gli elementi più delicati, fatto che ci permette di assaporare anche le note più tenui.
Purtroppo, per la pioggia, non ho avuto il piacere di fare una camminata negli splendidi campi coltivati ad Iris, che nel mese di maggio sono in piena fioritura, mi riprometto una visita più approfondita l’anno venturo.