Incenso per riutilizzare i residui della lavorazione del Gin

Incenso! Penso da tempo a come riutilizzare tutto quel bel Ginepro che rimane dopo la distillazione e tutti gli altri ingredienti. Poi all’improvviso un’illuminazione.

La fumigazione del Ginepro (anche in forma di incenso) ha una storia antichissima, sia foglie che coccole (o meglio galbuli) sono stati bruciati in ogni parte del mondo da millenni e attualmente questa tradizione è ancora ben presente. Sia che fosse per un rituale, sia per le proprietà antisettiche o quelle mistiche, il Ginepro ha un profumo buonissimo quando prende fuoco e ci accompagna da millenni.

La fase iniziale della lavorazione dell’incenso: polverizzare le bacche, così ricche di resina da rendere l’attività molto intensa. Alla fine sarà una soddisfazione vederle diventare polvere e godersi il loro profumo mentre si pestano.

Io da anni raccolgo il mio Ginepro e quando lo vaglio per separare i frutti, penso sempre a come utilizzare tutti gli scarti sia della raccolta che quelli che poi vado facendo con i miei esperimenti di distillazione e infusione.  Poi qualche mese fa mi mandarono una foto degli ingredienti di un incenso brasiliano: immediatamente ho notato l’analogia con una ricetta di un Gin e da lì l’idea. Farmi il mio incenso al Ginepro! 

Internet è pieno di tutorial, di metodi passo passo per produrre incenso a casa.

Non vi annoierò con una replica di quelle informazioni, alla fine si tratta di polverizzare gli ingredienti, pestandoli o usando strumenti elettrici.

E creare abbinamenti giusti. Il punto è che quello che brucia non è detto che abbia lo stesso odore iniziale, quindi va capito quello che sarà l’effetto finale. Da lì mescolare gli ingredienti, tentando di capire quanta capacità combustibile possano avere. Le bacche di Ginepro per esempio, sono difficili da bruciare. Vanno accompagnate sempre dalle foglie del Ginepro, che invece bruciano e scoppiettano alla grande.

Poi dopo un’altra rapida consultazione su google ho comprato del Makko (o tabu-no-ki): una polvere di corteccia di tale Machilus thunbergii. Un albero nipponico con la capacità di rendere combustibile e modellabile l’incenso in polvere. Che poi io sia mi sia messo a cercare altri modi alternativi e più locali, vicini a me, per far bruciare meglio gli ingredienti, tra studi sulla pirolisi ed altro, è un altro discorso. Basta ingegnarsi. 

Le varie composizioni di incenso che ho provato, tutte a base di Ginepro

Alla fine è un’attività “semplice”, basta dotarsi della giusta pazienza, un pò di creatività e mettersi giù a sporcarsi le mani. 

Credo che fare il proprio incenso possa essere un’ottima idea per chi produce Gin: per far conoscere meglio le proprie ricette e come attività per i visitatori in distilleria. Immaginate che bella una stanza che profumi di Ginepro in questo modo? 

Le mie prime prove di incenso al Ginepro: le stecche bruciano meglio dei coni! 

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