L’Hernö Gin è prodotto in Svezia dal 2011, nella distilleria di Gin più a Nord del mondo (probabilmente).
Nasce dall’idea di Jon Hillgren, che dopo un decennio passato ad amare e studiare Gin nel Regno Unito, ha voluto lanciarsi (fortunatamente) in questa avventura.
Si presenta con 4 differenti versioni, che partono dalla stessa base, per poi proseguire per altri percorsi: l’Hernö Gin, classico London Dry Gin, l’Old Tom, il Navy Strenght e un Gin affinato in botti di legno di ginepro, Hernö juniper cask Gin.
L’idea ci pare solida e coerente: preparare un’ottima base, con tutti “botanici” certificati biologici e poi sviluppare versioni che abbraccino più fette di mercato, che possano attirare il maggior numero di appassionati, e sicuramente il risultato è aver creato una linea che incuriosisce. In questa recensione parleremo del London Dry e del Old Tom.
La lista dei premi vinti a livello globale da questi Gin è lunghissima, segno che il prodotto è di altissima qualità: ogni bottiglia è numerata, controllata. Così come dev’essere un vero Gin artigianale, prodotto da una piccola realtà.
La ricetta è composta da Ginepro, Coriandolo, buccia di limone fresco, Vaccinium vitis-idaea (Mirtillo rosso), Olmaria, Pepe nero, Cassia e Vaniglia: come possiamo notare un paio sono esclusivi dell’Hernö Gin, rendendolo davvero speciale.
L’Hernö Gin London Dry (40,5%), ha un profumo di Ginepro fresco, ricorda il pino, e poi arrivano le altre note speziate e complesse. Il sapore è complesso, morbido, gradevole da bere anche liscio, emerge il limone e una netta nota floreale.
L’Old Tom (43%) è preparato con la stessa ricetta, ma con una maggiore quantità di mirtillo rosso, e dolcificato dopo la distillazione, con del miele. Il profumo risulta essere più fiorito, il Ginepro è sempre ben presente, ma più smorzato. Il gusto è ovviamente più morbido e dolce, la nota citrica è spinta verso l’alto, i maggiori gradi alcolici si avvertono distintamente, ci sembra essere più piacevole del London Dry da bere liscio.
Nel Martini, stranamente, abbiamo preferito l’Old Tom, si sposa meglio col vermouth: entrambi realizzano una preparazione molto particolare, con elementi che non ritroviamo altrove. Il Martini è aperto, sa di Ginepro fresco, il Gin si esalta e glorifica. Nel Negroni, il London Dry vince la sfida, eleva la nota “bitter”: chi non la ama può scegliere l’Old Tom, per un cocktail più morbido e dolce ma non stucchevole. È piacevole constatare che entrambi i Gin restano ben presenti, si fanno sentire nettamente.
Nel GinTonico, per gusto personale, abbiamo preferito, di nuovo, il London Dry, più secco ma ben caratterizzato, si torna alle radici di questo distillato.
L’Hernö Gin, in queste 2 versioni, offre diverse possibilità: è un ottimo strumento da miscelare ad hoc, la qualità è altissima, i particolari ben curati. Particolare per la sua provenienza svedese e non delude le aspettative, nonostante, come diciamo sempre, il formato è troppo piccolo per essere soddisfacente, ma si fa ben perdonare questo peccato veniale.