L’uso del Ginepro è documentato da millenni, nonostante questo appare di rado nella mitologia antica.
Tra i Cananiti (antica popolazione mediorientale) il Ginepro era il simbolo della dea della fertilità Ashera o Astarte. Nel Vecchio Testamento questo albero riparò il profeta Elia, una storia che riappare in un vangelo apocrifo, che ci racconta di come Gesù stesso fu riparato dagli occhi dei soldati romani di Erode durante la fuga in Egitto, sotto uno di questi alberi che possono essere così intricati.
Ma è ad i suoi usi culinari, medicinali e rituali che il Ginepro deve la sua antica fama: le prime due proprietà afferiscono alle “bacche”: parlando tecnicamente in effetti sono delle pigne (e come tutte le pigne impiegano 2 anni a maturare) e come tali possono essere sminuzzate per l’uso, come grani di pepe, così come si possono pressare per estrarne i succhi. Gli usi culinari sono tanti e vari.
Probabilmente però l’uso più conosciuto è quello di aromatizzante per il Gin.
Il più antico documento che attesti l’uso medicinale del Ginepro è un papiro egizio del 1500 a.C., una ricetta per la cura della tenia. I romani lo usavano per curare lo stomaco e per le flautolenze (l’olio essenziale è ancora usato a questo scopo). Gli elementi chimici delle coccole (o bacche) possono stimolare le contrazioni uterine e questa proprietà è stata usata nel medioevo per provocare aborti.
In Italia, a Salerno, si ha notizia della prima distillazione, insieme ad altri elementi, del Ginepro: i monaci benedettini tra il 1000 d.C. e il 1100 d.C. qui hanno prodotto il primo “proto-Gin”, per via della diffusione del lavoro di Jabir (l’inventore persiano dell’alambicco). Una preparazione medicinale a base di Ginepro per la cura dei reni.
Gli usi del legno di Ginepro invece sono principalmente rituali, era comunemente usato, non per via del potere calorifero, ma per il suo fumo: sebbene il legno dia apparentemente poco fumo, la sua alta aromaticità serviva per la purificazione dei templi, ad esempio, si credeva che aiutasse la chiaroveggenza, ed era bruciato per favorire il contatto con l’aldilà. Durante il periodo buio della peste, nell’Europa Centrale, si provò anche con fumigazioni di Ginepro all’interno delle case.
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