Gin Tonic storia e ricetta: preparazione, abbinamenti e spezie

Il Gin & Tonic, nei suoi due secoli di storia, ha assunto forme, sapori e usi diversi, da medicinale a long drink più bevuto al mondo

La storia della nascita del Gin tonic, ha abbinato a questo spirito una delle sue caratteristiche principali: l’essere cosmopolita.

Il video con la ricetta passo passo
per preparare il Gin Tonic

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Pubblicità francese d’epoca dell’estratto di china

Il Gin & Tonic nasce infatti in India, nei circoli degli Ufficiali dell’Impero Britannico, la sua invenzione si deve ai vari tentativi di rendere più bevibile l’estratto della Cinchona officinalis, meglio conosciuta in italiano come “china”, da cui si estrae il chinino, utile per combattere la febbre malarica. Il Gin come strumento, qui ancora usato come medicinale.

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pubblicità chinino vintage
Una pubblicità che testimonia l’enorme diffusione del chinino presso il pubblico non solo militare

Tonnellate le radici di Chinchona che viaggiano nella metà del XIX secolo dalla zona di raccolta, il Perù, verso l’India, per poi miscelarsi con il Gin proveniente dalla capitale dell’Impero, Londra. La medicina era dunque somministrata con l’estratto di china, ampie razioni di Gin, ghiaccio per abbassare la temperatura corporea e seltz, ovvero acqua addizionata di anidride carbonica. Studiando i documenti commerciali che testimoniano i volumi di china spedite oltreoceano dalle Ande, e notando che questo medicinale fosse consumato in prestigiosi circoli ricreativi, si può sicuramente affermare che il successo fu immediato.

Bicchieri-Gin-Tonic

Il Gin Tonic in una decade acquista, definitivamente, la sua posizione preminente tra i long drink alcolici nel nascente panorama mondiale del bartending. Per fermare una data certa, per fotografare questo successo dirompente, ci si può attenere alla commercializzazione del primo estratto di chinino industriale, addizionato di acqua gasata, nel 1858 da parte dell’azienda fondata da Johann Jacob Schweppe, la Schweppes. La nascita dell’acqua Tonica prodotta su larga scala, segna la storia del Gin Tonic, caratterizzandone la facilità di preparazione.

Il Gin Tonic perfetto non esiste. Com’è evoluto questo long drink in questi anni?

Si può dire che i primi 150 anni, grosso modo, abbiano apportato pochi cambiamenti, per via, all’inizio, dell’uso del Gin principalmente come strumento da cocktail.
La preparazione rituale, ghiaccio, Gin, fetta di limone e acqua tonica. Da questa percezione statica dello spirito alla base del Gin Tonic, viene una delle fortune della storia del Gin, l’essere dimenticato, sottovalutato, relegato a mero strumento da miscelazione.
Fino agli anni 80 del XX secolo quindi, il Gin si cristallizza in pochi produttori, fondamentalmente consolidati e storicizzati, e poi in tanti prodotti non all’altezza, distribuiti in ogni nazione, realizzati con aromi e non distillati, di basso costo, ad uso di una somministrazione di massa.

Fissiamo qualche altra data certa.

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Hendrick’s, Bombay Sapphire, Martin Miller’s e Gin Mare

Possiamo far partire la rinascita del Gin, dopo questo periodo di crollo di popolarità, nel 1987, con il lancio della prima versione del Bombay Sapphire.
Gli ultimi 30 anni vedono il Gin rinascere sotto innumerevoli forme, fino all’esplosione attuale: valuto intorno a 1000 i brand attualmente sul mercato nel mondo (nel 2008 Gaz Regan, nel suo Gin Compendium ne elenca circa 40/50), per non parlare degli ingredienti usati nella produzione e dei vari metodi usati di distillazione. I botanicals usati fino alla fine del secolo scorso erano forse 30 40? Basti pensare che la clamorosa ed eccentrica idea di aggiungere il cetriolo arriva solo nel 1999 e contemporaneamente da due marchi diversi (Martin Miller’s e Hendrick’s). E il Gin Mare, un vero precursore di un trend ormai diventato classico, arriva sul mercato solo nel 2007.

Un panorama cambiato drasticamente nei successivi dieci anni. Le dosi, la proporzione, la ricetta in generale, la preparazione e gli abbinamenti con cui costruire il Gin & Tonic, le spezie e le distorsioni hanno portato a una invidiabile vitalità del Gin come categoria.

Qual’è il Gin migliore per un Gin Tonic?

Esistono ormai dei Gin che devono essere usati solo per questa preparazione, che possono risultare persino “sgradevoli” se usati in un Martini Cocktail ad esempio, ma che risaltano se mischiati all’acqua Tonica. Principalmente quelli di provenienza Iberica possono avere questa caratteristica, una scelta di campo dettata dall’enorme diffusione del Gin Tonic da quelle parti, che ha creato un’offerta sconfinata di scelte possibili. Da strumento multiuso, adatto e perfetto per centinaia di cocktail e long drink, a strumento monouso, specifico per questa preparazione: evoluzione o involuzione? La storia risponderà a questa domanda, basta aspettare qualche decade, sorseggiando un Gin Tonico ovviamente.

Qual è la dose giusta per il Gin Tonic? La perfezione  non esiste e non può essere offerta commercialmente.

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La proporzione nel Gin Tonic è tutto, è la chiave. Qualificati sondaggi ci dicono che la proporzione preferita dai consumatori è 1 parte di Gin e 2 parti di acqua Tonica, quella preferita dai bartender (come risulta anche dalla chiacchierata con Angus Winchester al BCB) è 1 parte Gin e 4 parti di Tonica, il punto è che non esiste una regola.
Sono infinite le varianti: la qualità del Gin e dell’aqua Tonica in primis e poi la temperatura ambientale esterna, si perché al caldo in Spagna, ci sta bere un Gin Tonic in una ampia coppa specifica e con un’ampia diluizione.

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Si, specifica, la “coppa ballon” da Gin & Tonic è diversa da quella usata per il vino, la forma inganna, sembrano sovrapponibili, ma non lo sono, la funzione è diversa. Quella da Gin deve catturare e spingere (faticosamente) verso l’esterno tutti gli aromi, quella da vino li convoglia verso il naso, con una forma più chiusa. Avvertire i profumi da una bevanda ghiacciata è un’impresa ardua, per questo motivo, una coppa, un Gin calcato nei sapori, con un abbinamento particolare di spezie come guarnizione, possono aiutare.

E qui arriviamo ad un’altra variante.

Come abbinare il “condimento”, la spezia o la guarnizione giusta per il Gin Tonic?

Abbinare la spezia adatta al Gin che vogliamo bere è possibile solo con la conoscenza della ricetta di partenza del distillato. Pare facile? Non lo è. Non tutti i produttori ci offrono questa possibilità, la legge non impone come per qualsiasi altro alimento, che gli ingredienti siano riportati sull’etichetta, non tenendo conto delle possibili allergie ai vari botanicals, spesso nemmeno distillati ma solo infusi e quindi trasferiti con tutte le loro proprietà nei Gin. La conoscenza di questi dettagli deve essere affidata a chi da dietro al bancone indirizza le scelte del consumatore, e che da titolare, per assurdo, potrebbe essere anche chiamato a rispondere materialmente di questi eventuali problemi legati alla salute del cliente.

Come regola, basta evitare i Gin poco “chiari”

Bitter-aromatico

Chi non ha nulla da nascondere non lo fa, e ci comunica con orgoglio gli ingredienti. La bottiglia, il sito aziendale o i blog a base di Gin aiutano a scegliere l’abbinamento perfetto. Bello sperimentare, giocare col Gin, ma non snaturare la ricetta frutto di tanto lavoro. Non trovo sensato usare più elementi nel bicchiere per accompagnare il Gin Tonic, la guarnizione deve servire a rafforzare un’esperienza, non a virarla verso altri aromi rispetto a quelli innati: una piccola spinta per avviare un momento pensato molto prima dal Mastro Distillatore.

Personalmente, tre volte su quattro uso l’agrume di riferimento del dato Gin che voglio consumare, quando preparo i Gin & Tonic che vedete su ginitaly.it. L’esperienza mi insegna che una buona scorza d’arancia, non trattata, scelta e pagata il giusto, è la scelta più facile, che piace a tutti, ma per me limone tutta la vita. Un twist di questo agrume così legato alla storia di questo distillato, e nulla più, per lasciare spazio al Gin.

Ma con un Gin “semplice”, con una ricetta di pochi ingredienti, non prezioso si può sicuramente spaziare.  E qui, la fantasia può non avere limiti.

Hai mai provato a bere un Gin Tonic a casa? A prepararlo come si deve?
Stai usando una spezia particolare per preparare qualcosa di buono da mangiare? Potrebbe essere il momento giusto per un Gin Tonic, che richiami la pietanza, con una guarnizione nel bicchiere. Fin tropo facile pensare a del pesce fresco e fritto, per via del limone, al pepe (rosa, nero, bianco o come preferite) per degli arrosti, al ginepro della cacciagione, alla frutta, ai frutti di bosco, al rosmarino, alla liquirizia e chi più ne ha più ne metta.

Bicchieri-Gin-Tonic-Quadrata

Con la giusta attenzione ai particolari, è possibile sperimentare e godere di abbinamenti sensati, a casa. Partendo dall’elemento spesso drammaticamente protagonista del Gin Tonic, il ghiaccio. Scegliete uno stampo di grandi dimensioni e buona acqua.
Vale la regola, più ghiaccio c’è, meglio è. Più grande il bicchiere, maggiore sarà la quantità di ghiaccio da usare, in modo da avere la minor diluizione possibile, cioè esattamente ciò che cerchiamo: un long drink ghiacciato ma non annacquato.

Tumbler o coppa? Qual’è il bicchiere da Gin Tonic?

Porsche o Ferrari? Nikon o Canon? Dolce o salato? Meglio essere ricchi e infelici o poveri ma sorridenti?
Perché scegliere? Ci sono dei Gin che bevo rigorosamente in un contenitore “sobrio” e altri che necessitano di un ampio palcoscenico per esprimersi al meglio, quindi da bere solo in coppa. Anni di studio, davanti e dietro il bancone, e non sono riuscito a ricavare una regola valida da applicare a tutti i Gin. Quelli “storici”, solitamente necessitano di una rigorosa semplicità, niente fronzoli, e sono già perfetti. Ma provate a prendere una bottiglia di Tanqueray, una coppa, una giornata calda, tanto ghiaccio, 1 parte di Gin e 4 parti di acqua Tonica, a partire da una Schweppes in bottiglietta, guarnizione a piacere ma col limone e 4 coccole di Ginepro schiacciate si va sul sicuro, e venitemi a dire che è  un sacrilegio.

Le guarnizioni che consiglio, di base, per allargare la scelta di abbinamenti, con le quali sperimentare sono menta, rosmarino, zenzero e timo o meglio ancora santoreggia.

Ho considerato se inserire in questo racconto delle immagini di come NON fare un Gin & Tonic, quelli troppo eccessivi, le distorsioni, ma meglio soprassedere. Se voglio ammirare e godere delle competenze di un bartender, scelgo un cocktail. Se vado in un bar e ordino un Gin Tonic,  non c’è bisogno di creare un drink elaborato, con varie e ardite guarnizioni, che diventano condimenti, che snaturano del tutto la ricetta di quel dato Gin. Nel Gin & Tonic si lasci il giusto spazio al Gin, frutto spesso di anni di ricerca.

Il Gin Tonic perfetto è la tua variante. Se per qualsiasi motivo hai un sapore che ti piace ritrovare dentro il tuo drink, dalla salicornia, ai frutti di bosco eschimesi, lo zafferano, il tartufo, se ami follemente le formiche (in particolare la Formica rufa), se ti appassionano le erbe selvatiche australiane, se ami il sushi e il wasabi, se vuoi viaggiare in un bicchiere scoprendo luoghi diversi in ogni bottiglia, il Gin & Tonic che scegli è quello perfetto.

La tua variante, è quella giusta, quella che ti godi possibilmente in buona compagnia, al bar, a casa, in giro.

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