Recensire un Gin che è un caposaldo non è facile.
Quando si parla di Gin che sono così consolidati, il timore di essere banali è dietro l’angolo. L’Elephant Gin, nei sui pochi anni di storia, ha saputo guadagnarsi un seguito globale davvero notevole, da studiare in maniera approfondita.
Un altro Gin tedesco, un altro Gin splendido.
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Il legame con l’Africa è ben evidente, e gustando l’Elephant Gin si aiutano 2 enti che lottano per salvaguardare l’elefante africano, ben il 15% del ricavato è destinato a questo scopo: tra tutti gli stratagemmi, le soluzioni per attirare l’attenzione, per raccontare una storia identificativa dietro al prodotto che si vuol vendere, questa operazione vince! Far del bene gustando un Gin artigianale, prodotto con tanto Amore per i dettagli, per i piccoli particolari, con una cura maniacale ma sopratutto una ricetta ben congegnata è un’ottima cosa!
I “botanici” che compongono questa ricetta sono 14, tra cui il frutto del Baobab, l’Agathosma, l’Assenzio Africano, e poi mele reperite nei dintorni della distilleria in Germania. La bottiglia è fantastica, preparata a mano prima di essere riempita, i lotti sono contraddistinti con il nome dell’elefante in carne e avorio che si contribuisce ad aiutare, richiama in maniera molto evocativa i viaggi nell’epoca coloniale, le scoperte di questi elementi che poi ritroviamo nell’Elephant Gin.
Lanciato nel 2013, l’Elephant Gin è distribuito in tutto il mondo e apprezzato ovunque, segno che il progetto ha basi ben solide, e che le idee forti attecchiscono bene.
Prima di avere la bottiglia da recensire, ho avuto modo di assaggiare un Cocktail con l’Elephant Gin, preparato dal Brand Ambassador in Italia, Katerina Logvinova, e in occasioni simili questo Gin si esalta, se preparato con cotanta maestria, l’Elephant può caratterizzare in maniera notevole un drink.
Il profumo è dolce, per via della mela, il Ginepro è spinto da note che lo circondano e glorificano, è ben centrato, ma non sovrastante.
Bevendo il primo sorso, liscio, senza ghiaccio, senza acqua, così in purezza, un dubbio mi assale: ma non è che stiamo sbagliando tutto? Un Gin così ben realizzato, è quasi un peccato miscelarlo. 45% gradi alcolici e non sentirli, una forte morbidezza e un gusto che solletica il palato, senza retrogusti strani o fuovianti.
Nel Martini, è secco ma morbido e quindi ne risulterà una preparazione con una giusta spinta alcolica, ma beverina e con note molto invitanti.
Nel Negroni, è un pilastro solido, svolge a pieno la funzione di spingere le altre note della preparazione, legandosi in maniera solida alla parte bitter.
Nel GinTonico, servito con una mela, possibilmente biologica, naturale, vera, per non estrarre nella soluzione alcolica i residui dei pesticidi, l’Elephant Gin è un Gin da ripetizione. Non serve eccedere con la tonica, less is more in questo caso.
Parliamo di un Gin esclusivo, prodotto in piccoli lotti in maniera artigianale, magari non da bere sempre, ma quando si desidera qualcosa di più, che sicuramente nell’Elephant troviamo.