Uno dei momenti più interessanti del Bar Convent Berlin 2015, personalmente, è stata l’intervista con Dan Gasper.
Dan è il capo del settore operativo di Distill Ventures, il primo programma incubatore di imprese nel settore spirits, il quale con una carriera alle spalle come direttore commerciale tra brand di grandi dimensioni e non, ha fondato questa società che supporta piccole imprese nella realizzazione del progetto iniziale oppure le aiuta a crescere nella maniera giusta.
Distill Ventures quest’anno è stata partner del BCB, e per una giornata intera si sono succeduti seminari volti a formare gli operatori presenti, gli argomenti erano di sicuro interesse e molto ben approfonditi.
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Ho pensato di chiedere a Dan dei consigli, in che direzione deve andare un Gin italiano, secondo la sua visione, cosa potesse consigliare a chi (e sono molti) in questo momento sta investendo energie e capitali per tentare di entrare in un mercato difficile.
– Quali sono le caratteristiche che non possono mancare per un nuovo Gin?
La storia, un buon Gin deve avere una storia dietro, è fondamentale, e poi il giusto prezzo. I Gin di maggior successo sono quelli che hanno saputo raccontarsi in maniera accattivante.
I numeri ci dicono che la fascia di maggior consumo è tra i 20-30 euro, la percentuale scende di molto per quella compresa tra i 30-40 e tra i 40 e 50 euro, è pari al 4%: pensare di competere in un segmento del genere è troppo ardito, posizionarsi nella giusta fascia è dunque necessario.
– Che Gin si dovrebbe cercare di produrre?
Un Gin che sappia distinguersi, non un classico London Dry Gin sicuramente, ce ne sono già tanti e sono molto buoni, e forse anche troppi. In Italia c’è una varietà sconfinata di erbe e frutti da usare, bisogna guardare alla tradizione erboristica, ispirarsi a quella, usare tutto ciò che è difficile reperire altrove. I vostri agrumi sono di altissima qualità, i limoni sono fantastici, il bergamotto, tutti elementi che sono comunemente alla base di ogni Gin.
– L’errore da evitare?
Una cosa che quasi tutti i produttori pensano di dover fare è vendere all’estero, provare ad entrare in altri mercati troppo velocemente. È necessario attecchire bene inizialmente nel proprio paese, farsi conoscere in Italia. Questa è la chiave del successo, analizzando i Gin che riescono a emergere possiamo notare questa tendenza, è poco producente spedire qualche cassa di Gin in un altro paese, senza una vera presenza, con un Brand Ambassador in quel territorio. Bisogna investire nella propria realtà, consolidarsi, prima di pensare di vendere all’estero.