Christopher Parker, un’enciclopedia vivente sul Gin

Già l’anno scorso, al termine del Gin Day 2015, ho raccontato di come mi avesse sorpreso imbattermi in un personaggio del calibro di Christopher Parker.

Praticamente un’enciclopedia vivente sul mondo del gin. E praticamente ignorato dall’organizzazione e dai tanti visitatori presenti. Siccome allora avevo raccomandato maggiore attenzione nei confronti del direttore della Gin Guild, terminato il Gin Day 2016, nel mio piccolo, sono qui a recuperare a detta mancanza. Avendo approfittato dell’occasione per una chiacchierata senza troppi peli sulla lingua su vari aspetti riguardanti il mondo del Gin.
Cristopher Parker al Gin Day 2016

Intervista a Cristopher Parker al Gin Day 2016

Signor Parker, partiamo con una domanda a bruciapelo: come vede il Gin tra 10 anni?

Il Gin di sicuro non raggiungerà mai i volumi della vodka. Una volta passato il periodo del boom, e passerà, ci sarà una crescita costante e regolare che riguarderà soprattutto il settore premium. Tant’è che in alcuni stati si nota già una flessione dei volumi, eppure continua a crescere il valore del Gin consumato: questa è la chiave. D’altro canto i bartender di tutto il mondo lavorano costantemente alla preparazione di nuovi cocktail a base di Gin. No, sono certo che il nostro amato distillato, per la sua estrema versatilità, non potrà mai essere sostituito da altri spiriti.

E ci dica: cosa ne pensa di questa esplosione di Gin con tanti elementi nella ricetta?
Fantasiosi, estrosi, ma forse si sta esagerando?

Il mio Gin è costituito da soli 4 botanicals. La mia visione è chiara, direi. E la direzione verso la quale procedere, a mio avviso, è questa.
Vede, con la Gin Guild abbiamo studiato e analizzato i sapori che contraddistinguono i vari Gin. Li possiamo suddividere in 3 famiglie: prima di tutto il Ginepro, poi tutti quegli elementi terrigni, e infine la parte floreale.
Ora, essendo questi i 3 grandi campi di riferimento, dove e come possiamo collocare un Gin con una ricetta troppo complicata? È impossibile, si rischia di confondere il consumatore. Ma alla fine, va da sè, vale sempre la vecchia legge di mercato. Sai vendere il tuo prodotto? Va bene, c’è spazio per tutti in qualche modo.

– Da dove allora, secondo Christopher Parker, si dovrebbe partire per creare un buon Gin?

Noto che molti produttori ricorrono a alcol di base di bassa qualità. Si pensa che il consumatore non sia in grado di accorgersene…ma la prima impressione, il primo giudizio olfattivo, è influenzato in maniera netta dalla qualità dell’alcol. Sicché direi che vale la pena porre più attenzione in questo ambito, perché assaggio troppo spesso Gin che mi colpiscono negativamente per via dell’alcol.

Ci racconti il suo Gin, la produzione e l’idea dietro di esso

Ho iniziato a produrre Gin nel 1999. Era davvero un altro mondo, ma ho sempre voluto puntare alla massima qualità possibile. I miei Gin hanno certificati bio e il processo produttivo è assolutamente adatto per i vegani. Il che può sembrare ininfluente, ma nel Regno Unito ci sono 3 milioni di persone che seguono una dieta vegetariana o vegana.
I miei Gin, il Juniper Green e il Juniper Trophy, sono Gin chiari e onesti. Ma è sempre il consumatore a decidere la fortuna di un prodotto.

Christopher Parker Intervistato da Gin Italy

Commiato

Avrei potuto parlare per ore con il Signor Parker…e in effetti è esattamente quello che ho fatto. Approfittando dell’occasione per discutere di Gin a 360 gradi e in tutta libertà. Torno così a ringraziarlo pubblicamente per la sua infinita cordialità. E torno ahimè a rammaricarmi della insufficiente attenzione che anche in questo Gin Day 2016 gli si è riservata. Ma forse è meglio così. Le chicche, le particolarità vanno cercate e scovate. Concedere attenzione ai grandi brand è sacrosanto. Ma non è tutto.

Dinner with
A cena con C.R.Parker al Gin Day 2016

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