Il BCB2022 (Bar Convent Berlin) è stato un successo ben oltre le mie più rosee aspettative: tantissime le novità presentate
Ottobre come ogni anno porta tutta l’industria del beverage a Berlino per il BCB2022, e questa edizione ha visto il ritorno in grande stile di questo evento che traina l’intero settore europeo. Dopo la pandemia, e la precedente fiera che era stata un calando, finalmente ci si è tornati a vedere di persona e in gran numero. Non mancava davvero nessuno, ad iniziare dai più importanti bartender giunti da ogni parte del globo. Foltissima la presenza di Gin, dai brand più grandi alle micro realtà.
Il BCB2022 mi ha sorpreso: non mi aspettavo di trovare così tanti nuovi spiriti da assaggiare e di così alta qualità, con storie interessantissime da ascoltare e degustare. Oggigiorno diventa sempre più difficile trovare per chi mi legge argomenti di cui parlare, da qui la mia sorpresa.
Le chicche del BCB2022 provengono da posti impensabili fino a pochissimi anni fa: Shangai, Seul, Libano, Capo Verde, per dirne alcuni. Si nota in generale un innalzamento della qualità media dei prodotti, sia nella presentazione che nella realizzazione delle ricette. Centinaia le etichette presenti, e ovviamente era impossibile assaggiare tutto e sono sicuro di aver perso tante cose interessanti.
Foltissima anche in questa edizione del BCB2022 la partecipazione (in ordine sparso ahimè) italiana: dalle piccole e agguerrite realtà quali Favignana Gin e Piero Dry Gin, fino alle distillerie storiche (Bordiga, Maschio Beniamino e Maschio Bonaventura, Marzadro etc), per non parlare di un brand ormai conosciutissimo all’estero e dallo stand super frequentato, tipo Engine. Su quest’ultimo, basta dire che l’area occupata era più del doppio di quella di Monkey 47!

Uno dei prodotti che volevo assaggiare di più proveniva niente di meno che dalla Cina, lo splendido e squisito Porcelain Gin, recentemente sbarcato in Europa. L’avevo notato nel maggio 2020, ovviamente per la sua bottiglia spettacolare e per una comunicazione perfetta. L’impressione avuta a distanza è stata confermata dall’assaggio: due Gin bilanciati e perfettamente distillati, a base di ingredienti locali, a partire da un particolarissimo Ginepro proveniente dalla Mongolia.
L’Asia ci ha regalato anche un’altra novità dalla Korea del Sud, Buja Gin, a base di una specie di Ginepro endemica delle montagne locali. Un prodotto studiato per cercare di far diventare il Gin il nuovo distillato da degustare insieme alle pietanze, morbidissimo liscio.
Nello stesso filone si inserisce la gamma dei prodotti di Tarsier, con 4 referenze molto diverse da loro, ma accomunate dalla volontà di offrire un’alternativa su cosa bere durante un pasto. Tra tutti ho preferito l’Old Tom.

Da Berlino arriva Wild Child Gin, che a occhio e croce vedremo molto presto dalle nostre parti. La particolarità è che questa ditta si inserisce nel club particolarmente esclusivo dei produttori del proprio alcol di base, cereali, ottenendo così un controllo totale della ricetta. Un prodotto di altissima qualità, dall’ottimo gusto.

Sempre dalla Germania era presente al BCB2022 Eversbusch, storico produttore di Wacholder dal 1817. In italiano questo termine si traduce con Ginepro: esso altro non è che un distillato monobotanico di questa materia (di provenienza toscana in questo caso). Offerto in varie declinazioni, da quella base a 46°, per passare alla media a 56° fino all’incredibile 66°. Al palato sorprende in tutte e tre le versioni la ricchezza aromatica, sintomo dell’ampia conoscenza della materia prima, che viene scelta e poi distillata con grande maestria. Si avverte davvero tutta la ricchezza del Ginepro comune: le note di bosco, quelle agrumate, la sua dolcezza e la sua complessità. La bottiglia ad alto grado, è un capolavoro di stile, una chicca prodotta in piccolissimi lotti annuali, ma davvero fenomenale per bevibilità. Permette inoltre di dimezzare l’impronta di carbonio del contenitore, pensateci. con un grado così alto, serve metà porzione.

Gin Sul come ogni anno ci presenta la sua edizione limitata, quest’anno si viaggia a Capo Verde con Ilhas du Sul. A base di banana e altri ingredienti locali. Per quanto spaventoso possa essere questo ingrediente, devo confessare di essere stato rassicurato dall’assaggio. Trattasi di ottimo liquido con tale frutto, non un Gin aromatizzato alla banana. Fantastico come sia stato abbinato e domato. I bartender dall’animo tiki adorerebbero.
Qui si apre un altro filone. Gli ingredienti poco ortodossi ma ben sviluppati.

Se fino a pochi anni fa, c’era la corsa a tuffare dentro il Gin ogni cosa strana, senza perdere tempo a realizzare ricettazioni incisive, adesso escono prodotti fatti davvero bene. Un esempio dal BCB2022? Bimini da San Francisco, presentava la sua linea di quattro prodotti, quello base, il navy strenght, quello leggermento affinato in legno, fino a quello con il cocco. Bene, vi è capitato mai l’altro Gin a base di cocco? Nulla a che vedere. Ho assaggiato con paura, per trovare il mio palato meravigliato da tale armonia realizzata dalla coppia in foto. Gin che hanno alla base tantissimo lavoro e idee molto ben realizzate.

Notevole anche l’Earl Gray Gin America Distilled di Coit Spirits. Davvero si è passati dall’assaggio di Gin grossolani a capolavori stilistici nell’arco di due o tre anni.

Dall’Irlanda in questo tema si inserisce Blood Monkey, con due Gin fatti a base di un saporito alcol di orzo. L’idea in testa è quella di declinare in loco l’idea di un Genever. Ben riuscita davvero. Un piccolo aneddoto, sono stato il primo, dopo tre giorni, a chiedere di assaggiare con dell’acqua tonica. Lo stand era comune per tanti piccoli produttori irlandesi, che spesso avevano l’attenzione più rivolta verso i loro whiskeys, e questi due Gin sono così buoni da essere degustati lisci senza problemi, anche da chi è abituato ad altro.

Dalla Polonia, Heritage Gin Magnolia Gin, fieramente a base di Ginepro italiano. La giovane coppia dietro il progetto è stata anche ben raccontata in questo articolo de l’inkiesta. Una bella storia per un Gin molto gustoso e curato nei dettagli.

Il paese d’onore del BCB2022 era la Danimarca, di cui ho particolarmente gradito i Gin di Four Jiggers, innovativi, poco ortodossi, diversi, naturali. Abbinamenti ai limiti, ma evidentemente fatti da chi ne sa.

Henrik Hammer di Old English Gin presentava la sua recente distilleria nella campagna danese: un esempio di come dovrebbe essere ogni distilleria nel mondo. Col minimo impatto ambientale possibile, dove si coltiva quello che serve, e dove ogni cosa viene riciclata e spostata con veicoli elettrici. Il Gin, che ve lo dico a fare, è molto buono, la bottiglia è studiata per essere riciclata, la gomma della guarnizione del tappo in vetro persino è biologica.
Della necessità di avere contenitori sempre più ecologici si è parlato molto a BCB2022, e mi piace riportare un paio di esempi.

Dal Kent arriva la borraccia riempita di Gin di Cantium, nelle due versioni, Dry e Pink. C’è anche la ricarica ovviamente, che arriva in un comodo contenitore non di vetro.

Presentato anche il sistema di Ecospirits: un tentativo di rendere fluido il riciclo di un contenitore studiato appositamente. L’idea è quella di creare uno standard e delle stazioni di lavaggio e riempimento. Contiene 4,5 litri, e può essere usato all’infinito. Il bar può acquistarlo e poi renderlo a chi gliel’ha venduto. Spero attecchisca, perché sembra un bel progetto. Sbarca a brevissimo anche qui da noi.
Che dire, c’è tanto di cui discutere ancora, ci sono buone pratiche che dovremmo mutuare da altri paesi, e ci sono state anche delle criticità al BCB2022 (per dirne una, il terzo giorno era finita l’acqua che da sempre è a disposizione dei visitatori), ma alla fine, Berlino val bene sempre una messa.