Il Bar Convent è sbarcato a Brooklyn e il lancio è stato all’altezza delle aspettative
Decine di stand, centinaia di prodotti e un’infinità di personaggi di notevole spessore hanno affollato l’evento. Io personalmente mi aspettavo qualcosa di ben organizzato e di livello, mai avrei immaginato che le mie aspettative sarebbero state superate.
Seguo da anni la manifestazione a Berlino, ne ben conosco la qualità e spero fortemente che questo format un giorno possa sbarcare in Italia.
Il bello del Bar Convent Brooklyn è raccolto nell’atmosfera unica che si è creata, con la possibilità di approfondire e seguire seminari unici e di scoprire tante novità. Il mio Focus ovviamente è stato il Gin, un’occasione imperdibile per imparare di più sui “New American Gin”. Da nessuna parte ci sono seminari del genere. In Italia si delega la formazione esclusivamente ai bartender, cioè si analizza solo una parte della questione. Qui la discussione è stata ampia, condotta da esperti qualificati che possono aiutare a migliorare la visione complessiva di chi lavora in questo settore.
L’attuale trend del momento è un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità dei drink offerti: si introduce (come in ogni settore da queste parti) il concetto di “carbon foot print”: quanta energia è servita, quante risorse utilizzate per realizzare un cocktail, quanto hanno viaggiato le materie prime prima di finire nel nostro bicchiere? Dopo il ban globale delle cannucce, si passa oltre, andando a cercare ingredienti che siano il più possibile locali, più sostenibile dal nostro pianeta. Un’attenzione a questi argomenti che dovremmo copiare e subito.
Tante le novità lanciate al Bar Convent Brooklyn, tra le quali una delle più notevoli una versione Navy strenght del Ford Gin, realizzata in maniera innovativa ma senza effetti speciali, cioè con un 25% di distillato invecchiato e una gradazione di 55% di una morbidezza notevole. La parte affinata in botte dona una rotondità unica e di sicuro sentiremo parlare molto bene di questa nuova versione del Fords Gin.
Notevole anche il Pink Gin di The Bitter Truth, non pink come quei Gin aromatizzati e fruttati che tanto vanno di moda oggi. Pink come il Pink Gin, storico cocktail ultra centenario, a base di Gin e Angostura. Una interpretazione di un classico che ben si adatta a essere usato in miscelazione.
Una menzione la merita anche Ornabrak, un single malt Gin proveniente dall’Irlanda: un gran bell’esercizo produttivo che alza l’asticella qualitativa nella maniera giusta. Solo con un’attenta ricerca delle materie prime si riescono a distillare queste preziose chicche.
Tre i Gin italiani presenti: Luxardo nella versione “Cherry Sour“, strano e utile in occasioni particolari, il Moletto, nella sua rinnovata ricetta, ora con un ottimo sapore di pomodoro. Utile al bar ma non solo, facile immaginarlo in cucina.
Poi c’era Malfy, con le sue quattro versioni, due delle quali non disponibili in Italia, fatto strano eh? Dovremo aspettare ancora un pò prima di poter degustare la versione “con arancia” e il Malfy Rosa, al pompelmo. Un Gin con un’ottima nota fruttata e tendente all’amaro, realizzato con veri e ottimi pompelmi infusi in alcol quando sono in piena maturazione e tutti interi. Un Gin di successo, come le altre edizioni e disponibile in tutto il mondo.
Fantastico il seminario di David Wondrich, che ha analizzato la storia dell’alambicco come mai s’era fatto prima del Bar Convent Brooklyn: un percorso in 40 immagini, partito dal 3000 avanti Cristo! Un vero peccato che per imparare queste cose bisogna andare all’estero e che gli organizzatori delle manifestazioni italiche sono soliti tralasciare questi aspetti!
Il Bar Convent Brookyln 2018 è stato un successo, parere unanime, per atmosfera e innovazione: il bello, il nocciolo della questione era che mancavano TANTI brand grandi. Una manifestazione è interessante quando animata da molti piccoli produttori che con il loro incessante lavoro, riescono ad alzare ogni volta la qualità.
Complimenti.