Il Bar Convent Berlino 2018 mi lascia un’impressione agrodolce. Tanti gli aspetti positivi, come al solito, ma con qualche criticità. Specie per il nostro paese.
L’Italia al B.C.B 2018
Le dolenti note…perché non siam popolo, perché siam divisi
Il Bar Convent è stata un’occasione persa per l’Italia, ecco cosa penso. Non capiterà di nuovo a breve di avere tutta l’attenzione degli operatori, di essere la nazione d’onore come nel 2018. È mancato il fare sistema, il muoversi in maniera coordinata, l’unione che fa la forza.
Forse questo non è il sito per parlarne, forse ci vorrebbero commentatori più illustri e preparati di me, forse è meglio non mischiare la politica con l’alcol, ma mi duole osservare come altri paesi abbiano sfruttato e sfruttino meglio simili occasioni.
Con dei brand di dimensioni ragguardevoli a livello mondiale, da Campari & Martini in giù, mi aspettavo un focus più mirato all’italianità come discorso totale, non solo il portare acqua al proprio mulino. Io personalmente ritengo che se cresce un sistema in generale, sarà inevitabilmente il player principale a raccoglierne i benefici maggiori. Quindi sarebbe anche interesse dei top player far crescere i piccoli brand, persino quelli concorrenti.
Mi aspettavo, che so, padiglioni magnificenti, fatti a mano e con amore da sapienti artigiani italici; o magari figuranti in abiti d’epoca; o tempeste di agrumi. Insomma: qualcosa che riuscisse a rapire l’attenzione dei visitatori, sfruttando l’immaginario collettivo internazionale popolato dal Made in Italy e dalla nostra storia millenaria. Mi aspettavo in definitiva molto di più dall’Italia.
L’Italia che mi è piaciuta
I gin italiani al Bar Convent 2018
Iniziamo dal Gin. Senza dubbio lodevole l’iniziativa di fare squadra con alcuni produttori nostrani, capitanata dagli amici de IlGin.it. L’ho appena detto, bisogna unire le forze, fare sistema, e i risultati certamente arriverrano. Raggruppare i produttori di Gin dello Stivale che ci stanno, per affacciarsi uniti su una vetrina internazionale così importante, il tutto all’insegna del Made in Italy, è un’idea che mi è proprio piaciuta.
E tuttavia, perdonate la franchezza e perdonate lo sfogo! Perdonate se mi ergo a difensore, o se preferite ad avvocato del diavolo, del Gin italico! E perdonate se non capisco il marketing e tutto il resto…Ma perché continuare a definire “migliori” i prodotti di quelli che stanno con noi? E gli altri? Non sono migliori solo perché non stanno con noi? Sì, il marketing, il marketing, lo so. Ma ragazzi, i consumatori oggigiorno sono smart. Oltre al fatto che al BCB di consumatori non ce ne sono proprio, visto che per entrare bisogna lavorare nel settore. E insomma, con tutte le sfumature che ci mette a disposizione la nostra meravigliosa lingua…Ma va bene, bravi, e pionieri, lo stesso!
Il resto
Fortunatamente, tanti gli aspetti positivi: la presenza italiana al Bar Convent è stata come ogni anno massiccia. Crescono i brand con la capacità economica per partecipare ad eventi del genere, e crescono i visitatori in arrivo da ogni parte d’Italia. Ogni categoria merceologica è stata ben rappresentata, con gli amari e vermouth a farla da padrone.
I Gin del Bar Convent Berlino 2018: le chicche e le tendenze
La mia Palma d’Oro 2018 Gin BCB: Boatyard

Certo, al Bar Convent è impossibile assaggiare tutto. Certo, ad una fiera, non si è nelle condizioni migliori per una degustazione attenta. Ma non ho dubbi. Il Gin più interessante che ho assaggiato quest’anno viene dall’Irlanda: Boatyard.
Il Boatyard è un prodotto fantastico sotto ogni aspetto. Dall’alcol di base, distillato in proprio; all’etichetta, che riporta le percentuali di “botanici” della ricetta (con tanto Ginepro); fino al liquido, davvero notevole. Presente in due versioni, ho amato particolarmente l’Old Tom.
Gin in botte e ibridi
Erano presenti tantissimi Gin affinati in botte. Come previsto, una categoria in crescita. Divertente da produrre, anche se, forse, un pò meno divertente da bere. Li assaggio sempre con tanta curiosità, ma spesso resto deluso. Credo che un prodotto che non si mischi bene con l’acqua tonica non debba essere chiamato Gin, motivo per cui spero che in futuro questo filone di prodotti inizi a usare altre denominazioni.

Tante anche le “distorsioni” presenti: dagli ibridi come il Gin-Tequila e Gin-Rhum, le lacrime degli unicorni, quelli che cambiano colore, i liquori estremamente zuccherini. Insomma, tanti si sono buttati nel mercato, ma senza innovazioni sostanziali.

I seminari, la parola degli esperti
Innovazioni, e non semplici novità, si diceva. E David Gluckman, cioè colui che ha “inventato” diversi brand di notevole successo (Baileys & Tanqueray No. Ten per dirne un paio) nel suo seminario ci ha spiegato proprio questo: le vere innovazioni sono ancora da venire nella categoria Gin.
Personalmente, grande parte della spinta a continuare a tornare al Bar Convent è appunto partecipare ai seminari offerti. È lì che sta la vera sostanza. Sentir parlare personaggi di spessore e caratura internazionale è sempre formativo. E anche questa edizione 2018 del B.C.B. non ha tradito. Notevole l’offerta, molto varia e non solo focalizzata sui bartender.

Il seminario di Simon Ford di Ford’s Gin e Charles Roll, già proprietario di Plymouth e ora cofondatore di Fever Tree, è stato anch’esso davvero interessante. La ricostruzione della storia del primo brand di toniche premium ha illustrato come l’attenzione ai dettagli paga sempre. Così come la scelta delle migliori materie prime da cui partire.
Doveroso, infine, menzionare il seminario Genever-ology di Philipp Duff. Il quale ci ha deliziato facendoci degustare delle chicche davvero introvabili, provenienti dai Paesi Bassi e non solo.
Gli eventi del Bar Convent Berlino 2018
Il Bar Convent, chiamato anche il “Natale dei bartender”, è stato ovviamente ricco di feste serali, sparse per tutta Berlino.

Tra tutte mi piace citare l’inaugurazione del progetto di Manuele Broccatelli, Barman di livello, che ha curato la sezione bar del Layla, stiloso ristorante/cocktail bar tutto eco-sostenbile, con i drink preparati da elementi coltivati all’interno. Complimenti.
Insomma il Bar Convent a Berlino val bene una messa. Tanta gente di livello con cui scambiare opinioni, tanto da imparare, in un’atmosfera generalmente rilassata (mi hanno parlato di qualche cazzotto volato in uno stand molto in vista).