L’intervista ad Angus Winchester, hic et sempliciter, semplicemente una chiacchierata sul Gin con un personaggio chiave della storia contemporanea di questo distillato.
Già menzionato come “pioniere” nel libro di Gaz Regan “The Bartender’s Gin Compendium”, edito nel 2009, cioè alla fine della prima parte di questo nuovo capitolo della storia del Gin, Angus Winchester è stato il primo Global Ambassador per Tanqueray Gin dal 2008 al 2014, uno di quelli che ha elevato il ruolo di questa figura e che l’ha portato ai massimi livelli, riuscendo a impersonificare il prodotto che sponsorizzava nel mondo: il tutto per un semplice motivo, anche Angus Winchester, come chi scrive, ama il Tanqueray London Dry Gin.
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Nel corso degli anni, e prima di iniziare Gin Italy, il Signor Angus Winchester è stata una fonte utile, per reperire informazioni, sopratutto per quanto riguarda il materiale vintage Tanqueray che fa parte della mia collezione, e seguendo la sua carriera e la sua attività, ho avuto modo di conoscere e approfondire, questo distillato che tanto amavo. Sicuramente un’ispirazione personale, ho avuto il piacere di intervistarlo a Berlino in occasione del Bar Convent, per una chiacchierata sul dietro le quinte del Mondo del Gin.
Angus, in quegli anni, immaginavi che il Gin sarebbe diventato quello che è diventato? C’era questa percezione intorno a te? Vedevate tutto questo potenziale?
Beh, quando Tanqueray iniziò a cercare una persona che occupasse il ruolo di Global Ambassador, io ero già un collaboratore di Diageo, e mi sono immediatamente proposto di ricoprire quell’incarico. Credevo nel potenziale, si immaginava già una rinascita dei cocktail a base di Gin, (questa è stata una scommessa vinta), i barman nel mondo già guardavano con un interesse crescente a questo distillato, ma sinceramente, no, è stato sorprendente vivere questa crescita così impetuosa della categoria. Penso che attualmente ci siano un pò di “distorsioni”, chiamiamole così, si sta sfruttando fin troppo il trend che è esploso, per quanto mi riguarda, il Ginepro deve essere sempre predominante, altrimenti il Gin diventa uno strumento diverso da quello a cui sono abituato, non mi permette di realizzare il cocktail che ho in mente.
- È doveroso a questo punto chiederti un parere sul Gin in questo momento.
Io non sono un grande fan dell’innovazione, devo ammetterlo. Come dicevo prima, la variante imprevedibile è stata l’esplosione internazionale dell’interesse nei confronti del Gin, oggi non esiste luogo dove non sia nata una distilleria di Gin, questa ricerca del “terroir”, di una estrema geolocalizzazione la trovo fuorviante, sono concetti che non rientrano nella mia idea di Gin. Ci sono decine di cocktail a base di Gin che sono sconosciuti al grande pubblico, che possono essere realizzati secondo le ricette originali e riproposti e ci sarebbe anche un grande riscontro da parte del pubblico. La semplicità è vincente, a mio parere.
Cosa ne pensi delle ultime edizioni “limitate” lanciate da Tanqueray?
Allora, l’idea è interessante. La prima edizione è stata un successo, perché si andava a esaltare una ricetta storica per offrire una nuovo Gin, un Old Tom, una categoria poco popolare. Offrendo quindi la possibilità a tutti, di poter capire al meglio le ricette originali, cosa fondamentale, per quanto mi riguarda. Il Malacca e il Bloomsbury sono dei gran Gin, ma forse la tempistica è stata troppo affrettata, ma è un mondo in continua evoluzione, c’è modo di esplorare.
- Come prepari il tuo Gin & Tonic?
La mia proporzione preferita è 1 parte di Gin e 4 parti di tonica, mi piace un drink leggero e con una guarnizione semplice, twist di limone, da sostituire a volte con una fetta di lime. Non mi piacciono le guarnizioni complesse, che rendono difficile bere il Gin Tonic, è già perfetto così, non ha bisogno di essere migliorato.
I tuoi cocktail preferiti a base di Gin?
Impossibile da dire, ne amo così tanti, dai grandi classici come il White Lady, ma anche nuove preparazioni che sono diventate popolari per la loro bontà, come il Gin Basil Smash, poi il Negroni, da preparare on the rocks secondo me, come a Firenze nel 1919 e poi tutti i Martini. Amo il Martini, puoi bere un Martini Coktail diverso ogni giorno dell’anno, non ti stufa mai, se preparato per bene.
La chiacchierata è stata cordiale, lo stile di Angus Winchester, impeccabile per cortesia ed educazione, è evidente in ogni sua creazione o attività. L’anno prossimo, a New York aprirà i battenti il suo Bar: lo step decisivo per la carriera di ogni bartender. La location è studiata, così come la posizione, la lista dei cocktail sarà classica e rigorosa, e pare ci saranno delle novità pensate per rendere questo bar davvero innovativo, sempre mirando alla più alta qualità possibile. Ne sentiremo sicuramente parlare.