10 anni di Monkey: una storia da cui imparare

Il Gin Monkey compie 10 anni e presenta un’edizione speciale che insegna tra l’altro come il “far parlare di se” è materia sua a priori.

La versione da 1 litro di Monkey in vendita solo negli USA

Il Monkey è ormai un caposaldo di questo settore: in soli 10 anni è riuscito a costruire un immaginario ben definito che si accostasse al prodotto e ne aiutasse la penetrazione nel pubblico più diffuso possibile. 

Non uno degli elementi che contraddistingue la bottiglia del Monkey Gin è casuale, si immagina dietro ogni segno, glifo, ogni dettaglio una ricerca spasmodica per arrivare al contenitore che ormai conosciamo tutti nel mondo intero. Una cura del particolare, un’estetica ben definita, una storia di riferimento a cui attingere costantemente per la comunicazione, una ricetta che si è saputa imporre come argomento di conversazione. 

Il nome, Monkey si lega a una direttiva canonica per chi deve portare a battesimo un prodotto immaginando che sia di successo globale: usare il nome di un animale, facile da esportare anche senza usare la lingua originale. Purtroppo ormai gli animali nel Gin sono già usati, oggigiorno ci servirebbe pensare a qualcos’altro. Ma già da questa nomenclatura, si è scelto di andare a legarsi alla scimmia, e di raccontarne storie. 

Il contenitore ha una sua forma semplice e pittoresca, una “classica bottiglia farmaceutica”, decorato con un’etichetta così ben realizzata e particolari, come gli anelli in metallo sul collo, che ne arricchiscono la materialità. Anche chi non è interessato al Gin, riconosce la bellezza dell’oggetto, a prescindere da cosa possa contenere.

Ma il Monkey ha anche contenuti solidi all’interno.

Un particolare, un numero, un altro “gioco” rituale nel settore, ricorrere alla numerologia, per catturare l’attenzione e parlare dei 47 ingredienti che compongono la ricetta. Bene, ora aggiungo la mia, io personalmente non amo i Gin che siano composti da così tanti elementi. Ma esprimo questo pensiero in contrapposizione al Monkey: senza non avremmo questa categoria di giudizio. Del Monkey il merito di aver introdotto questi argomenti nel mondo del Gin e di averli trattati in maniera magistrale. 

Negli anni le edizioni speciali annuali, in un modo o nell’altro, hanno fatto sempre parlare di se, raggiungendo anche quotazioni ragguardevoli sui siti specializzati. Ognuna di esse è servita ad aggiungere nuovi spunti nell’immaginario del Monkey, a testimoniare che la ricerca di nuovi prodotti è viva e molto sperimentale, a dire che c’è una visione ben precisa dietro il marchio che conosciamo.

Il lavoro di marketing alle spalle del Monkey è materia di studi universitari

Monkey è un prodotto che chi vuole operare in questo settore deve conoscere a menadito, in ogni aspetto. E l’ultima edizione speciale del 2020 ci viene a raccontare come si può catturare l’attenzione anche con una bottiglia vuota. Si, questo caratterizza il tema di quest’anno: sei bottiglie diverse e senza liquido all’interno, ognuna dedicata a un primate in via d’estinzione che beneficerà della donazione dei proventi delle vendite di 10 years Monkey 47.

L’operazione è geniale a suo modo, spostare l’attenzione dal Gin al brand per venderlo invece del prodotto e lo si fa a fin di bene. Monkey ha scelto di donare al WWF. 

Queste le bottiglie che è possibile acquistare sul sito a 25 euro cadauna:

  • SAD BUT TRUE – ED1 – MILTON’S TITI
  • SAD BUT TRUE – ED2 – ROLOWAY MONKEY
  • SAD BUT TRUE – ED3 – WESTERN GORILLA
  • SAD BUT TRUE – ED4 – BORNEAN ORANGUTAN
  • SAD BUT TRUE – ED5 – GOLDEN LION TAMARIN
  • SAD BUT TRUE – ED6 – PROBOSCIS MONKEY

Il Gin è fatto di marketing e Monkey ce lo continua a insegnare, da 10 anni. 

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